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MONDO

Losanna

Nucleare iraniano: l'intesa potrebbe essere questione di ore. Lavrov rientra in Svizzera

Potrebbero proseguire domani i negoziati tra Iran e i 5+1. Lavrov: "Elevate possibilità di accordo". L'intesa, di cui si discute da quasi due anni, cambierà gli equilibri della regione

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Si continua a discutere a Losanna, i negoziati sul nucleare tra Iran e il 5+1 potrebbero proseguire domani; "Se utile al raggiungimento di un accodo" dicono fonti americane, la scadenza per un accordo potrebbe essere prorogata di 24 ore, "Siamo pronti a lavorare anche oltre la deadline della mezzanotte di oggi". Dopo quasi due anni di negoziati sarebbe dunque vicina l'intesa preliminare sul nucleare iraniano. "Ci sono alte possibilità di raggiungere l'accordo" ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ritornato a Losanna. In caso di accordo i delegati si potrebbero spostare a Ginevra per una cerimonia. 

Le questioni aperte sul tavolo
Raggiunta l'intesa sul numero delle centrifughe - l'Iran deve ridurre a 6 mila le circa 10 mila che adesso sono in funzione nel Paese - restano due punti cruciali per risolvere il tetris del nucleare. Il primo riguarda la ricerca, lo sviluppo tecnologico e i margini che Teheran avrà negli anni - tra gli 11 e i 15 - previsti dall'accordo. L'altro nodo è relativo alla tempistica dell'allentamento delle sanzioni, in particolare quelle Onu. In più, il capo negoziatore iraniano Abbas Araqchi ha escluso categoricamente che le scorte di uranio arricchito di Teheran vengano trasferite all'estero come rischiesto dall'Occidente: una posizione ferma che non gli ha impedito di continuare a definire il raggiungimento dell'accordo "complesso ma fattibile".

Le conseguenze dell'intesa/1: se la regione volesse il livello di tecnologia dell'Iran?
Grazie al raggiungimento dell'accordo l'Iran manterrebbe le infrastrutture e il know how per costruire la bomba atomica posticipando però di almeno dieci anni lo spettro che la Repubblica Islamica diventi una potenza nucleare e inneschi in tutto il Medio Oriente una corsa alla proliferazione. L'Iran rimarrebbe quindi uno Stato di soglia, come il Giappone, che in meno di un anno potrebbe costruire l'atomica ma che di fatto non la possiede. Teoricamente nulla impedisce ad altri Stati - come ad esempio l'Arabia Saudita, oggi rivale sulla pelle yemenita, ma anche l'Egitto - di voler raggiungere lo stesso livello tecnologico per mantenere in equilibrio le forze della regione. Il Medio Oriente potrebbe vivere quindi una corsa al raggiungimento della soglia iraniana, in un contesto dove l'unico Paese a possedere oggi l'atomica - non dichiarata ufficialmente - è Israele, contrarissimo all'intesa. 

Le conseguenze dell'intesa/2: spinta all'economia iraniana
A soffocare l'economia iraniana, tra le sanzioni, sono state soprattutto il blocco all'export di petrolio e l'esclusione dal codice Swift, che permette le transazioni bancarie internazionali. Un allentamento sarebbe quindi una boccata di ossigeno per il sistema economico e, specularmente, anche un rafforzamento politico per l'amministrazione Rouhani, eletta proprio con l'obiettivo di cancellare le sanzioni. 

L'accordo e la crisi della regione
Mentre a Losanna i negoziatori sono al rush finale, l'Iran è impegnato anche sul fronte yemenita dove avversa da giorni la campagna di bombardamenti della coalizione guidata dai sauditi - organizzata, con grande dispiegamento di forze, da Mohamed, ministro della Difesa e figlio dell'attuale Re Salman, salito al trono dopo la morte di Re Abdullah. Un fronte caldo anche per la Russia che chiede oggi, per bocca del suo ministro degli Esteri Lavrov "la  cessazione di qualsiasi azione militare nello Yemen, inclusi i raid della coalizione a guida saudita contro le postazioni houti, denunciando il rischio che la crisi precipiti in "un conflitto aperto" fra l'Iran e il mondo arabo.  E se Washington nei giorni scorsi ha fatto sapere di non escludere un supporto a Riyadh, in concreto si sta muovendo più che cautamente: l'amministrazione Obama vuole infatti concludere l'intesa sul nucleare e predisporre le carte per un nuovo corso nei rapporti con l'Iran. Le due capitali intanto si stanno già coordinando per combattere l'Isis in Iraq, una campagna che di fatto sta indebolendo il nemico numero uno del regime di Assad, appoggiato da Teheran.